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EROI

 Indice :

- Troclo, lo stronzo galattico

- Un 9000 per l'agente Schwarchio  

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TROCLO, LO STRONZO GALATTICO

C'era una volta, in una galassia fottuta del cazzo, uno stronzo mutante di nome Troclo. Sua madre, la troia, aveva subito capito che qualcosa era andato storto dal giorno in cui Troclo aveva preso in mano una liana catarroide e si era appeso per il naso. Un sacco di moccio era fuoriuscito raggiungendo il terreno e facendo sublimare tutto ciò che toccava. Il Gran Consiglio dei Vecchi Fulminati, esaminate le chiazze devastate dal moccio radioattivo, giunse alla conclusione che Troclo era un fottuto mutante e andava eliminato.

-Mamma, chi cazzo sono questi brutti ceffi?- chiese Troclo quel giorno, assai preoccupato.
-Ma Troclo, non vedi che sono i vecchi del Consiglio? Sono venuti per te e per il tuo moccio; lo sai che non devi rivolgerti a loro con quelle brutte parole.
-Non dire stronzate! Quando ero bocia dicevi sempre che quando si vede un vecio bisogna ammazzarlo. Ehi, brutto vecio del cazzo!- Troclo estrasse uno strano oggetto luccicante da sotto il cappello e si diresse risoluto verso uno dei vecchi. -Ora ti faccio vedere io!
Vi fu un lampo tremendo. Nessuno si rese conto di quello che era successo finchè i brandelli di carne bruciata del vecchio non cominciarono a ricadere a terra.
Andul il pezzente, dalla sua catapecchia sull'albero di Ficus Cefaloidis, fu il primo a capire e a gridare.
-Attenti, quello stramaledetto bastardo ha un devastatore nucleare!
Subito dopo la catapecchia di Andul saltò in aria con un fragore assordante; niente però impedì ai presenti di leggere sulla bocca di Troclo la più malefica risata che si potesse immaginare.
Fortunatamente il cane di Andul non era saltato in aria perchè era andato ad evacuare tra i cespugli. Di ritorno dalla scampagnata aveva annusato l'odore della carne umana ben cotta dal devastatore e, accecato dalla fame, si era lanciato a tutta velocità verso il più grosso dei brandelli del vecchio padrone; tra lui e il brandello c'era però Troclo, il quale stava prendendo accuratamente la mira per distruggere sua madre.
L'impatto fu devastante perchè il cane di Andul, un pechinese vegano di ottantacinque chili lanciato ormai alla velocità di quasi duecento all'ora, colpì in pieno il povero Troclo sbalzandolo a venti metri di distanza. Tutto buio.

Quando Troclo si svegliò si accorse di non potersi muovere.
-È del tutto inutile che cerchi di muoverti, testa di cazzo, non vedi che ti abbiamo legato? Credimi, sarà meglio se te ne stai buono buono e non cerchi di scorreggiare per ammazzarci tutti.
-Vaffanculo!- Troclo non aveva mai visto quella faccia da idiota, ma il suo mega intuito gli disse che era un inquisitore inculatore (e che lui era nei guai fino al collo).
Gli inquisitori inculatori erano quanto di più tremendo la civiltà avesse prodotto. Residuo dei Secoli Bui dell'invasione aliena, avevano il compito di far confessare chiunque fosse sospettato di avere aiutato i bastardi alieni. Ora il bastardo era lui.
Lo strano uomo lo squadrò da sotto il cappuccio, poi lo colpì duramente sul naso con una clava.
-Coraggio, merdoso che non sei altro, dimmi che cazzo ci facevi con un devastatore nucleare sotto il cappello! Chi cazzo te l'ha dato?
Troclo sentì la rabbia fluirgli nel sangue. Il dolore al naso non faceva che aumentarla.
-Tu! Lurido inculatore! Pagherai per quello che hai fatto, lo giuro sul gatto di mia nonna!- mentre parlava sputacchiava dappertutto un misto di bava e sangue, questo rendeva la sua faccia a dir poco spaventosa.
-Ha ha. Che stronzo! Credi forse di spaventarmi? Ti faccio vedere io chi comanda qui!
Estrasse un punteruolo e si fece avanti puntando risoluto sulla sua vittima. Purtroppo per lui, scivolò accidentalmente su una chiazza di bava e finì a terra battendo la testa con una tale violenza da ribaltare la branda su cui Troclo era legato. Sicuramente ci era rimasto secco!
Girato su un fianco con tutta la branda, i legacci allentati nella caduta, Troclo fu presto libero. Si massaggiò il naso e diede un'occhiata in giro cercando una via di fuga. Da una delle finestre vide una piccola folla radunata poco distante: alcune persone agitavano le braccia in preda a gesti convulsi e poco chiari, mentre altri si tenevano in disparte e ascoltavano attenti l'animato dibattito. Troclo riuscì a cogliere qualche parola e gli fu subito chiaro che lo stavano processando alla cazzo.
-Cristo! Mi processano alla cazzo!- non riuscì a trattenere parole di sorpresa. Del resto il processo alla cazzo non veniva più praticato da molti anni e lui non ne aveva mai visto uno; gli pareva ancora di sentire le orrende storie che gli raccontava quel lurido bastardo di suo nonno per spaventarlo quando faceva il cattivo. Storie di uomini che venivano processati alla cazzo e finivano per essere giustiziati nel modo più orrendo.
Un brivido gli percorse la schiena. Troclo gliel'avrebbe fatta vedere; doveva solo recuperare il suo devastatore, oppure andare a prenderne un altro al suo nascondiglio segreto.
-Vi farò secchi tutti quanti, brutte teste di cazzo!
Risoluto, Troclo perquisì il cadavere dell'inquisitore; vi trovò un pacchetto di caramelle al mentolo arturiano. Se le ficcò in tasca e, spogliato il cadavere del suo mantello, se lo infilò coprendosi la testa con il cappuccio. Quindi uscì dalla baracca e si inoltrò nella foresta: era salvo.
-Maledetti porci, ve l'ho messa nel culo!
Camminò per quasi due ore seguendo i segni sugli alberi e sulle pietre che aveva visto centinaia di volte; arrivò infine al nascondiglio segreto. Si buttò il cappuccio sulle spalle e cominciò a tastare accuratamente una liscia parete di pietra lì vicino. Improvvisamente si udì uno scatto secco e là dove prima c'era solo roccia ora si apriva una piccola fenditura... all'interno si intravvedeva una debole luce. In pochi secondi Troclo sparì nella fenditura, e questa fece lo stesso.
Per un breve tratto Troclo camminò carponi e bestemmiò sonoramente quando mise una mano sulla cacca di una talpacida bradipa. Riuscì a ripulirsi abbastanza in fretta da non corrodersi la mano, quindi emerse dal cunicolo in una specie di caverna dalle dimensioni impressionanti.
Il soffitto della caverna neanche si vedeva, ma Troclo era sicuro che ci fosse per via della pioggia di merda di pipistrello-crosta che ne proveniva. In lontananza, poteva vedere l'altro lato della caverna; approssimativamente doveva distare una decina di chilometri. Ciò che veramente lasciava sbalorditi era però la gigantesca nave spaziale che galleggiava nel bel mezzo dell'apertura: era immensa e meravigliosa, lucente come uno specchio, sicuramente non di quel mondo di merda. Era una nave aliena, nascosta in quell'antro enorme da chissà quanti secoli. Troclo, con un colpo di culo pauroso, l'aveva trovata giocando nella foresta; ogni volta che tornava e ne ammirava il maestoso scafo non poteva fare a meno di ricordarlo anche a se stesso.
-Che culo di merda!
Corse alla rampa di accesso ed entrò. Dopo due ore uscì nuovamente, armato fino ai denti e con una espressione demoniaca spalmata sul grugno.

Al villaggio erano tutti incazzati come delle bestie da quando avevano scoperto che Troclo era scappato, tutta la festa era andata a farsi fottere perchè senza il condannato non si poteva fare un cazzo. Il cadavere dell'inquisitore era stato divorato nella furia omicida della folla impazzita, ma la situazione aveva già incominciato a normalizzarsi.
D'un tratto la foresta risuonò e le case vennero scosse da un'esplosione che riempì l'aria di un fetore inconfondibile. I vecchi si precipitarono fuori dalle loro case in preda al panico, urlando e strappandosi i capelli, ficcandosi le unghie negli occhi e dandosi martellate in testa. Erano stati tutti testimoni dei terribili combattimenti dell'ultima guerra, i loro nasi deformi non avevano dimenticato il tanfo orrendo lasciato dallo scoppio delle micidiali bombe aliene. Quasi all'unisono gridarono:
-Aaaargh! Scappate! Si salvi chi può! Bombe dell'impestamento!!
-Via di qua! Impestamento!
-Ci impestano! Saremo tutti impestati! Aaaa!
Troclo imbracciò il devastatore e uscì dalla macchia sparando all'impazzata. Fu un massacro.

Troclo ruttò schifato. Stava camminando sui resti del villaggio che aveva devastato e i pezzi di carne sfrigolante gorgogliavano quando li pestava con gli stivali magnetizzanti. Le baracche erano in fiamme e colonne di fumo si levavano da ogni parte; Troclo stava cercando qualcosa.
Lo trovò nascosto sotto un mucchio di ossa e gli diede una pedata nel culo. Il cane di Andul era sfuggito al massacro, ma era stato individuato grazie al radar a puzzo; Troclo rise mentre caricava lo smerdificatore concimante e lo regolava sulla massima potenza, puntandolo verso il cane. Sparò.
Il cane bastardo fu investito dal raggio e cominciò a tramutarsi in merda tra strazianti guaiti, mentre Troclo rideva come un demente ed era troppo stronzo per accorgersi che il cane bastardo si stava trascinando con le sue zampe di merda verso di lui. Pochi secondi e il canemerda aveva avviluppato lo sventurato con il suo corpo ormai quasi del tutto merdoso, trasmettendogli il processo di smerdificazione.
-Lurido cane bastardo! Ora diventeremo una merda tutti e due!
Già mentre pronunciava queste parole l'alito gli puzzava di merda; fu presto una vera e propria merda, le sue membra smerdificate si mescolarono con quelle del cane di Andul, formando un'unica grande merda del cazzo!

                                                                                                                                                FINE

UN 9000 PER L'AGENTE SCHWARCHIO

Erano le sei del mattino, ma l'agente investigativo Ruud Schwarchio era già in piedi per la sua quotidiana serie di esercizi. Si trovava nella sua modesta residenza all'ultimo piano di una delle tante torri abitative della città. La luce dell'alba filtrava attraverso la vetrata polarizzante illuminando il piccolo e confortevole ambiente, mentre una dolce musichetta allietava l'atmosfera. Ciò nonostante Schwarchio era incazzato da far paura. Gli faceva male il culo, e quando gli faceva male il culo quasi sempre stava per finire nella merda: era come un sesto senso del suo culo.
Aveva appena completato la ventitreesima serie di flessioni sul braccio destro quando il visifono cominciò a starnazzare.
-E adesso chi cazzo è che rompe i coglioni?- si alzò grondante di sudore e attivò la comunicazione.
-Chi cazzo è che rompe i coglioni? Ah, sei tu Mnerd.
Sullo schermo era apparsa la faccia di un omino insignificante: il gracile collo a stento sosteneva il peso della testa e dei giganteschi occhiali spessi cinque centimetri che portava; gli occhi sembravano due cacche di mosca attraverso le lenti, ma stavano indubbiamente guardando Schwarchio.
-Ciao Ruud, come stai?- esordì l'ometto con una voce da topo di fogna.
-Non sono cazzi tuoi Mnerd, che cazzo vuoi?
-Beh, ecco, mi dispiace disturbarti, ma il capo dice che ti deve parlare di un affare urgente...
-Ma vaffanculo! Non ti è venuto in mente di chiedergli di cosa cazzo si tratta?
-No, ma penso...
-Non pensare, Mnerd. Dì a quello stronzone che sarò nel suo ufficio fra un'ora. Hai capito?
-Ma Ruud! Ha detto che ti vuole qui subito!- l'ometto si stava agitando e il collo vibrava in modo preoccupante. Per un lungo istante Schwarchio sperò che si spezzasse, ma non successe niente.
-Me ne sbatto!- e chiuse la comunicazione. Quel lurido insetto leccaculo aveva la faccia più da culo che si potesse immaginare e riusciva sempre a fargli girare le palle. Schwarchio fece una doccia secca e si rivestì tranquillamente, chiedendosi cosa cazzo potesse volere il capo per importunarlo a quell'ora. Si guardò intorno come se cercasse qualcosa.
-Radon! Dove cazzo ti sei cacciato?- chiamò più volte senza ottenere risposta.
-Radon, brutto bastardo! Vieni fuori o me ne vado senza darti da mangiare!
-Meoow.
Schwarchio imprecò e lo prese per la coda sbattendolo a terra con violenza. Radon rimbalzò come una palla e si attaccò al soffitto, mollando una sonora scorreggia.
-Brutto gatto mutato del cazzo! Da quanto eri sulla mia testa? Se credi di prendermi per il culo ti dò in pasto ai vermi! Vieni giù!
Schwarchio premette un pulsante sul dispensatore e subito si materializzò una scatoletta di "Kitkatpelgiàt"; costava un occhio ma era l'unica cosa che l'intestino mutato di Radon digerisse. Fortunatamente le scorregge che faceva in continuazione, unico scarto della sua digestione mutata, erano inodori. Svuotò la scatoletta nella ciotola del gatto e la gettò nel riciclatore, mentre Radon si avvicinava trotterellando con la sua tipica andatura rototraslatoria.
-Ok brutto gattaccio del cazzo, io vado al lavoro, tu non fare lo stronzo.
-Meoow- l'animaletto si attaccò ad una gamba del suo padrone, con fare ambiguo.
-Hai capito?- vibrò un calcio poderoso, mandando a sbattere il gatto contro il muro. Rimbalzò e cadde con la testa sul pavimento, scorreggiando come una trombetta, poi tornò al suo cibo.
-Stupido gatto- Schwarchio si voltò e uscì.

Era proprio una giornata del cazzo. Faceva un freddo fottuto e c'era un traffico pazzesco. Comunque non era un problema: Schwarchio sapeva come fare.
Salì sullo speeder e accese i motori a fusione; dopo pochi secondi era in volo verso l'agenzia, ben al di sopra delle caotiche strade cittadine, in barba a tutti i regolamenti.
-Me ne sbatto dei regolamenti! Io i miei motori a fusione li accendo quando cazzo mi pare.
Pochi minuti dopo atterrò sul tetto dell'edificio sede dell'agenzia Asma.
Prese il turbolifter giù fino al settandaduesimo piano, uscì e si diresse velocemente verso l'ufficio del capo, passando tra le innumerevoli scrivanie e salutando con un cenno i colleghi che incrociava. Vide Mnerd che si sbracciava da lontano con aria amichevole. Lo mandò a cagare con una mano, quindi entrò senza bussare nell'ufficio di Hugh Rabido, il capo.
Stava sempre dietro quella sua cazzo di scrivania gigante, seduto in quella sua cazzo di poltrona levitante. Il capo era un uomo strano, completamente calvo, con gli occhi di una talpa e il naso che colava in continuazione. Colava così tanto che non si prendeva nemmeno la briga di soffiarselo: il moccio gocciolava direttamente in un apposito raccoglitore che portava appeso al collo. Faceva vomitare solo a guardarlo.
-Non si usa più bussare, agente Schwarchio?- disse con la sua voce melliflua, scandita dal continuo gocciolio.
-Me ne sbatto, Rabido. E ora dimmi cosa cazzo vuoi da me perchè non ho tempo da perdere- così dicendo prese una sedia e si sistemò proprio davanti all'altro, a distanza di sicurezza da possibili schizzi di moccio.
-Questa volta  è un affare piuttosto serio, temo- il capo si fece scuro in volto, anche se in effetti era negro -Vedi, c'è di mezzo la religione. Immagino che tu abbia sentito parlare della SGST, sbaglio?
-Ma che cazzo dici, Rabido? Lo sai bene quanto quella gente mi stia sulle palle, quindi non fare i giochetti con me! Che cazzo centra la Setta del Grande Spirito Tanghero?
-Ieri alcuni fanatici della Setta hanno preso possesso della stazione orbitante Crostus; sono armati e minacciano di far saltare la baracca con bombe all'antimateria se non gli daremo due milioni di miliardi di crediti. Sai quante persone ci sono lassù?
-Me ne sbatto. L'importante è che ora so dove trovare un pò di quei bastardi. Quanto tempo ho prima che si suicidino?
-L'ultimatum scade oggi a mezzogiorno e dob...
Shwarchio si alzò di scatto -Non mi serve altro, capo. Vado a prendere un paio di quelli, mi faccio dire dove sono gli altri e in due giorni la setta non esiste più. Contento?- aprì la porta per uscire.
-Ma che cazzo fai? Ho delle istruzioni da darti!
-Me ne sbatto!- e chiuse la porta con tale violenza da frantumare il vetro.
Appena fuori dell'ufficio, regolò il suo cronoschwatch in modo che indicasse con un conto alla rovescia preciso al nanosecondo il tempo che gli restava: poco più di quattro ore. Corse al turbolifter e con lui salì un altro individuo, alquanto sospetto. Durante l'ascesa infatti, gli rivolse la parola in tono autoritario:
-Agente Schwarchio, il mio nome è Ned Lard. Ho l'incarico di scortarla durante questa missione e di istruirla sui dettagli. Non avrebbe dovuto agire di testa sua.
-Fatti i cazzi tuoi Lard, io faccio da me, chiaro?- mentre parlava Schwarchio stava avvicinando la punta dello stivale alla sbarretta che teneva ancorato l'altro al pavimento. Le sbarrette anti-G erano necessarie a causa delle brusche decelerazioni a cui era soggetto il turbolifter e se qualcuno si dimenticava di agganciarsi erano cazzacci suoi. Senza farsi notare riuscì a sganciare quella di Lard.
-Sono spiacente, ma i miei ordini sono precisi, quindi mi segua senza fare st...- non finì la frase perchè il blocco quasi istantaneo della cabina lo mandò a spiaccicarsi sul soffitto, con una tale violenza che ci rimase attaccato.
-Così impari a farti i cazzacci tuoi.
Schwarchio raggiunse il suo speeder e partì a tutta velocità.

Giunto a casa sua, scostò una pesante tenda, dietro la quale era nascosta una grande porta blindata con una chiave a combinazione multipla: c'era scritto "ARMAdio". Fece scattare la serratura e si gettò all'interno; quindici minuti dopo emerse dall'oscurità armato fino al culo, con uno strano ghigno malefico stampato in faccia.
-Al lavoro!- disse precipitandosi sul tetto. Caricò tutto sulla navetta da sbarco dell'agenzia e accese il motore principale. Con un boato assordante si levò dal suolo e puntò dritto al cielo, scomparendo alla vista in pochi istanti.

La stazione spaziale Crostus, in orbita a seicento chilometri dalla superficie terrestre, appariva placida e immutabile sullo sfondo buio del cosmo. Era il più vicino degli insediamenti umani nello spazio e il luminoso calore della madre Terra la avviluppava dando conforto e sicurezza ai suoi abitanti. Schwarchio si perse per un lungo minuto nella contemplazione di quello spettacolo, poi tornò improvvisamente alla realtà con un'imprecazione:
-Bastardi fanatici! Faccio un massacro!
Con abili manovre guidò la navetta fino al modulo di attracco. Sapeva che quegli idioti avrebbero aperto i boccaporti per farlo secco, così si preparò adeguatamente imbracciando il fucile al plasma e nascondendosi. La radio cominciò a gracchiare chiedendo che si identificasse, ma Schwarchio sapeva che quello era un tranello per distrarlo. Pochi istanti dopo infatti il boccaporto implose con un tonfo sordo, mentre numerose raffiche di laser invadevano la cabina. Quando ebbero smesso di sparare per controllare chi avessero fatto secco, Schwarchio uscì dal nascondiglio con rapidità fulminea e fece fuoco senza pietà sugli assalitori, disgregandoli in tenui nebbioline organiche.
-Ha ha ha. Bastardi, ve l'ho messa nel culo!
Con lo zaino autosostentante pieno di armi, si diresse velocemente all'interno della stazione, attraversando con disprezzo l'umidità che era stata i tre uomini. Conosceva abbastanza bene i corridoi della costruzione e si orientava con facilità. Vide i cadaveri di numerose persone accatastati al suolo; evidentemente i pazzi fanatici della Setta avevano dovuto combattere per impossessarsi della stazione. A schwarchio però non fregava un cazzo di niente se quei luridi porci avevano fatto fuori un pò di gente: a lui interessava solo spazzarli via dalla faccia della Terra perchè gli stavano sulle palle. Era successo quasi dieci anni prima, quando lui era ancora un pivello. Aveva sudato due anni per comprarsi un impianto speederradio da duecento megawatt, e quando finalmente l'aveva installato due di quei bastardi gli avevano inculato lo speeder con tutta la baracca. Non poteva fargliela passare liscia.
Gli giunse da lontano l'aria di un canto religioso. Sembrava un coro di maiali scuoiati, ma Schwarchio sapeva a quali riti osceni erano dediti gli adepti della Setta del Grande Spirito Tanghero, così si avvicinò con cautela alla fonte di quel blasfemo motivo. Cinquanta metri più avanti, sulla destra, c'era una grossa porta aperta al di là della quale sembrava esserci del movimento. Con estrema prudenza l'agente si mosse fino a sbirciare all'interno: vide numerosi fanatici sdraiati al suolo in posizione di preghiera, mentre alcuni altri, armati, intonavano strofe incomprensibili con le braccia levate al cielo, sistemati su un altare costruito alla stracazzo davanti alla folla.
-Ma quanti cazzo sono?- disse Schwarchio sottovoce -Beh, meglio così. Sembra proprio che quei tangheri siano tutti radunati qui.
Si tolse lo zaino e lo posò a terra senza far rumore, poi ne cavò uno strano oggetto lucente che si mise a tracolla: c'era scritto "Blowing Folks' Guts at 9000 Hz". Era pronto per fare irruzione e farli secchi tutti quanti, quando sentì la canna di un fucile laser premergli contro la schiena.
-Merda- disse.
-Voltati con le mani in alto, cane infedele!- una voce dietro di lui lo minacciò; sembrava quella di una pantegana trafitta da una frusta neuronica.
Schwarchio si girò lentamente, con le mani alzate -E va bene, mi hai beccato brutto bastardo, ma se adesso mi prendi per il culo ti pianto quel tuo fucile tra le chiappe longitudinalmente.
-Taci, cane! Ora cammina, il Grande Spirito Tanghero oggi avrà un altro essere umano in dono- spinse il prigioniero con la mano e lo condusse all'interno della sala.
Non appena i fanatici si accorsero di loro, cominciarono a coprire Schwarchio di insulti, sputando per terra e agitando le braccia convulsamente.
L'agente, e forse era proprio questo a fare incazzare quegli idioti, stava sorridendo come se niente fosse. Stava pensando che il bastardo che l'aveva catturato non si era reso conto di cosa fosse l'oggetto luccicante che si portava a tracolla e glielo aveva lasciato.
-Ma cosa cazzo credi che sia questo, fottuto?- disse piano.
-Cosa stai confabulando, cane infedele? Gioisci perchè prossimo è oramai il tuo ritorno al Grande Spirito Tanghero!
La folla pareva impazzita, gli adepti si colpivano a vicenda e urlavano isterici frasi incomprensibili, minacciando il prigioniero che avanzava tra loro in direzione del grezzo altare.
-Ma andate affanculo!- gridò Schwarchio. Lo stronzo dietro di lui lo stava portando da quello che aveva tutta l'aria di essere il capo degli invasati. L'uomo, vestito con ridicoli abiti da mona, lo accolse puntandogli un disintegratore addosso.
-Il mio nome è Pozo. Tu, cane infedele, sarai sacrificato al Grande Spirito Tanghero e lo placherai per noi; la sua gratitudine sarà grande e saremo coperti di gloria! Hai qualcosa da dire?
-Hai una faccia da culo incredibile.
-Erano le tue ultime parole, uomo!- il fanatico caricò il disintegratore e Schwarchio si sentì gelare il sangue: non avrebbe fatto più in tempo a sparare! Era finito!
Ma Pozo sembrava esitare; guardando un punto sopra la testa dell'agente disse: -Prima di morire, cane infedele, spiegami che diavolo hai sulla testa.
Capì all'istante: quando era andato a casa a prendere le armi, quello stupido gatto gli era saltato in testa ed era rimasto lì, senza fare il minimo rumore per non essere scoperto. Ora sapeva cosa fare, ma doveva essere veloce e preciso.
-Radon, vieni giù!- il gatto mutato saltò in avanti per andare a strusciarsi sui pantaloni del padrone, ma prima che toccasse il suolo questi lo colpì con un calcio violentissimo. La bestiola fu scagliata con forza prodigiosa in direzione di Pozo e gli atterrò sul grugno tra assordanti scorregge.
Schwarchio fu rapidissimo: imbracciò l'arma sonica e fece fuoco incurante del suo gatto; poi, ancora avvolto dal bagliore della detonazione, girò su sè stesso e si buttò a terra schivando per un soffio i colpi provenienti dalle sue spalle. Di nuovo il lampo accecante dell'arma illuminò la sala, tra le grida dei fanatici che si vaporizzavano; numerosi altri colpi si susseguirono, finchè non rimasero altro che un denso fumo grigio e un calore diffuso.
Il silenzio che seguì non durò a lungo, rotto da una risata che più nulla aveva di umano.
-Ha ha ha ha. Bastardi! Vi ho fatti secchi tutti quanti! Ha ha ha ha. Bastardi! Bastardi! Ha ha ha ha- Schwarchio era sudato e sporco di sangue; lasciò cadere a terra l'arma sonica e cominciò a cercare.
-Radon, bastardo! Vieni fuori! Tanto lo so che non ti ho fatto un cazzo!
-Meeoow- il gatto era proprio tra le sue gambe; lo prese per la coda e se ne andò.
                                                                                                                                             
                                                                                                                               FINE